MODELLO TEORICO
Ogni psicoterapeuta deve sempre avere una visione del funzionamento dell’essere umano e delle sue sofferenze, che gli permetta di stare accanto al paziente e guidare il processo di cura. E’ da questo sguardo infatti che dipende la comprensione che il terapeuta ha della persona, il modo di porsi nella terapia e la scelta delle azioni da intraprendere.
Come psicoterapeuti del Centro Clinico Area25 ci riferiamo al modello teorico di Psicoanalisi della Relazione, fondata negli anni ’70 da un gruppo di colleghi animati da un approccio critico e riformista nei confronti della psicoanalisi classica e ispirati dalle nuove correnti di Psicoanalisi Relazionale di estrazione nordamericana.
Guardiamo all’essere umano come a un Soggetto unico e singolare, capace di una continua evoluzione attraverso un processo di regolazione con il mondo, gli accadimenti e i suoi interlocutori. L’essere umano è sempre potenzialmente in grado di porsi in modo attivo e creativo nei confronti della propria esistenza, grazie alla capacità del tutto umana di ritorno su di sé, attraverso l' autocoscienza.
Riteniamo che la sofferenza psicologica sorga lungo il percorso della vita, dall'inconsapevole meccanismo di dipendenza e di delega all'altro, che frustra profondamente l’essere umano nella possibilità di cogliersi come protagonista della propria vita e delle proprie scelte. Spesso questa sofferenza è presente sotto traccia, come rumore di fondo, ma in certe circostanze è avvertita come acuta o come qualcosa che con urgenza necessita di essere guardato e preso in mano.
Nel corso di una psicoterapia è proprio la disponibilità del paziente a sostare in quella sofferenza che apre alla fiducia e al coraggio necessari ad affrontare la propria vita a partire da sé. È cioè dall'intimo e profondo rapporto con sé stessi che emerge la capacità di relazionarsi con l’altro in modo libero da dipendenze e atti di abdicazione, nel pieno riconoscimento dei propri desideri e investimenti.
La terapia consiste nell’accompagnare il Soggetto in questo percorso aiutandolo a sgombrare il campo dal preconcetto che ci siano strade da seguire o modi di essere che egli debba perseguire o rispetto a cui dover ricevere conferme.
L’obiettivo del lavoro non è mai far acquisire una attitudine o un comportamento, ma aiutare il paziente ad acquisire uno sguardo aperto su se stesso, in un clima rispettoso delle fatiche e di ogni individualità.